Gara insidiosa alla Domus, Ranieri lavora sulle mentalità: “Sono forti. Faremo quel che abbiamo preparato e non regaleremo nulla”
Mario Frongia
Con i finalisti dell’ultima Champions, andata al City di Pep Guardiola, fischia Michael Fabbri. Cagliari-Inter, splendido incrocio. Tra suggestioni e ambizioni, dopo l’incoraggiante pareggio in casa del Toro. Claudio Ranieri ha letto e disfatto i sogni di Juric. Sulemana, Dossena e Makoumbou hanno mostrato solidità, mestiere e continuità. Anche ben più del previsto. Dategli il difensore centrale e la punta da almeno dieci gol, e ci sarà da divertirsi. Intanto, ottimismo incoraggiante e fiducia in crescita anche da e per la tifoseria.
Ma torniamo un attimo all’arbitro. Fabbri, nelle 121 direzioni in A, vanta 551 ammonizioni, 13 espulsioni per doppio giallo, 14 cartellini rossi diretti e 37 calci di rigore. Dodici volte ha diretto il Cagliari. Il bilancio è di tre vittorie, cinque pareggi e quattro ko. L’Inter? L’ha diretta dieci volte con sette vittorie, un pareggio e due sconfitte. L’arbitro ravennate fischia lunedì alle 20.45. Classe 1983, sarà coadiuvato dagli assistenti Luca Mondin (Treviso) e Damiano Di Iorio (Vico). Quarto uomo Giovanni Ayroldi (Molfetta), al Var Valerio Marini (Roma 1) e Salvatore Longo (Paola). “Se pensi all’arbitro, ti stai giocando un pezzetto di sconfitta!” ammoniva il compianto Carletto Mazzone. Dunque, parola al campo. La prima di campionato ha sorriso, in lungo e in largo, ai rossoblù. Personalità, determinazione, gamba e testa anche quando i granata hanno pressato. Con gli stessi deficit del Cagliari: la finalizzazione. Ma desso l’asticella sale. L’Inter si è presa i 3 punti del debutto con il Monza. Non sarà facile. E forse, valga quel che vale, è meglio trovarli adesso che più avanti. In casa, per giunta. Con il sold out. Miscela speciale, quella offerta dal pubblico, osannata da Sir Claudio. Il tecnico lavora da sempre con rigore sugli aspetti motivazionali. Il Cagliari, dopo la miracolosa promozione dello scorso anno, sta affinando mentalità e carattere. Anche a Torino la personalità è stata fondamentale. Sul faccia a faccia con la squadra di Inzaghi, poche storie: “Sono forti. Faremo quel che abbiamo preparato e non regaleremo nulla”. In un match con evidenti disparità tecniche, d’organico e di ambizioni, può essere uno dei fattori decisivi. In attesa della chiusura del mercato, con la telenovela Petagna sì-Petagna no e l’arrivo slittato al 1° settembre del centrale greco Pantelis Hatzidiakos dell’Az Alkmaar, viva il buon calcio!